Everydaydreamer on Cosebelle Mag

EVERYDAYDREAMER IN EVERYDAYLIFE: VINIL

Ve l’avevamo presentata qualche tempo fa in una prima intervista che raccontava della sua professione e del suo talento. Oggi la vedrete nel secondo appuntamento diEVERYDAYDREAMER IN EVERYDAYLIFE in collaborazione con SUN 68,  nel suo studio, in una veste inedita, occhi espressivi e divertiti, assieme ad un compagno di scatti disinvolto, padrone della scena, con quattro zampe e due orecchie lunghe. Lei è Ylenia Manzoni, in arte Vinil, e questo è il suo mondo fatto di colori vibranti, lunghe ciglia e bassotti bellissimi.
sun68_yleniaVinil_cosebellemagazine_03Cosebelle Magazine: Come eri e cosa sognavi da bambina? 
Vinil: Quando ero piccola vivevo praticamente con matite e pennarelli in mano, e quando non disegnavo avevo sempre il sedere sulla mia amata bicicletta… Mia madre iniziava molto presto a lavorare e quindi ero sempre la prima ad arrivare all’asilo, la domanda di inizio giornata era sempre la stessa: «vuoi disegnare o giocare?» Morale della favola: alla fine della scuola la mia cartella era piena zeppa di disegni, il triplo rispetto agli altri. Sognavo di vendere le scarpe o di fare la pasticciera, per le scarpe ho ancora la “fissa” ma per la cucina sono davvero una frana!
CB: Il sogno nel cassetto come tatuatrice, qual è il tuo traguardo? 
V: Direi che il sogno nel cassetto come tatuatrice è arrivato: nei primi giorni di Maggio sono stata ospite da Amanda Toy, lei è sempre stata la mia “linea da seguire” e non potrei chiedere di più, poter lavorare a suo fianco è sempre stato molto più di un sogno. Questa esperienza sono sicura mi spronerà a migliorare e ad inseguire nuovi obiettivi.
CM: C’è un elemento ricorrente nei tuoi tatuaggi? 
V: Nel caso dei tattoo io “eseguo” ciò che mi viene chiesto dal cliente, ogni tanto mi capita che mi si dica fai tu, scegli tu il soggetto, ma è una cosa troppo personale, non mi permetto. Sicuramente i tratti ricorrenti sono le ciglia spropositate e le gote rossissime…
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CB: Come si sviluppa il processo creativo di un tatuaggio? 
V: Una volta stabilito il soggetto lascio andare la mano, non ci penso troppo, ciò che pensiamo o immaginiamo non sempre è fattibile su carta, c’è un collegamento mente/mano che non sempre è diretto e limpido, per quanto riguarda il tattoo poi, ci sono regole ben definite riguardante gli spazi da rispettare perché un particolare resti bene del tempo e bisogna sempre trasmettere “solidità” per una buona riuscita, è un processo di cuore ma anche un po’ “matematico“. Dico sempre ai miei clienti di non immaginarsi troppo il tattoo che andranno a fare, ogni mente è diversa e la mia testa non è la tua, quando mi danno troppi particolari da rispettare si rischia di sforzare troppo il tutto e alla fine non si è mai soddisfatti; il massimo per me è quando mostro la bozza e mi sento rispondere «è meglio di quello che mi immaginavo!»
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CB: Qual è il prossimo tatuaggio che sogni sulla tua pelle? 
V: Il tatuaggio che sto aspettando con ansia arriverà a Giugno, sarà ospite da noi allo Skin Fantasies Francesco Garbuggino, bravissimo tatuatore genovese. Lui mi farà un tattoo dedicato a Luigi Tenco, uno tra i miei artisti preferiti, sicuramente per me il più speciale, è un personaggio molto particolare e aspettavo il tatuatore giusto per poterlo raffigurare; per il resto lascio fare a lui: scelgo sempre il tatuatore in base al soggetto che voglio far eseguire.
CB: Domanda EVERYDAYDREAMER! Ti capita mai di sognare ad occhi aperti? E se si cosa sogni?
V: Ahah, si mi capita troppo spesso, sogno di avere una deliziosa casetta ai piani alti di un palazzo antico, con un bel terrazzino per le mie piante grasse, una bassottina per il mio Anfield (il mio bassotto) e magari anche un compagno per me…chissà!
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In queste foto Ylenia indossa un leggero vestito in cotone con colletto alla coreana e stampa a pois bianchi e la mascherina SUN68.


Musica (dal sostantivo Greco μουσική) è l'arte dell'organizzazione dei suoni nel corso del tempo e nello spazio. Si tratta di arte in quanto complesso di norme pratiche adatte a conseguire determinati effetti sonori, che riescono ad esprimere l'interiorità dell'individuo che produce la musica e dell'ascoltatore.
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Mi sono stati proposti nel corso di questi ultimi mesi, dei lavori molto interessanti legati alla canzone e alla poesia. Dal foglio con un testo o all'ascolto di un brano, illustrarne il contenuto e riportarlo su… pelle! 
Ecco cosa ne è uscito.



Ophelia




Quando la sera colora di stanco dorato tramonto le torri di guardia, 
la piccola Ophelia vestita di bianco va incontro alla notte dolcissima e scalza, 
nelle sue mani ghirlande di fiori e nei suoi capelli riflessi di sogni, 
nei suoi pensieri mille colori di vita e di morte, di veglia e di sonno. 

Ophelia, che cosa senti quando la voce dagli spalti 
ti annuncia che è l'ora già e il giorno piano muore. 
Ophelia che vedi dentro al verde dell'acqua del fossato, 
nei guizzi che la trota fa cambiando di colore? 

Perchè hai indossato la veste più pura, perchè hai disciolto i tuoi biondi capelli? 
Corri allo sposo, hai forse paura che li trovasse non lunghi, non belli? 
Quali parole son sulle tue labbra, chi fu il poeta o quale poesia? 
Lo sa il falcone nei suoi larghi cerchi o lo sa sol la tua dolce pazzia? 

Ophelia, la seta e le ombre nere ti avvolgono leggere, 
ma dormi ormai e sentirai cadenze di liuto... 
Ophelia non puoi sapere quante vicende ha visto il mondo, 
ma forse sai e lo dirai con magiche parole... 
Ophelia le tue parole al vento si perdono nel tempo, 
ma chi vorrà le troverà in tintinnii corrosi... 


...
Ofelia è dietro la finestra

mai nessuno le ha detto che è bella a soli ventidue anni è già una vecchia zitella... la sua morte sarà molto romantica trasformandosi in oro se ne andrà per adesso cammina avanti e indietro in via della Povertà
...






Cosa non mettere in valigia



Hai fatto così tanta strada per arrivare fino qui. Ti è toccato partire bambina.La piccola valigia di cartoneci tenevi i rossetti fintiil fracasso dell'erba che cresce le confidenze del rivolol'incisione fucsia delle azaleeci tenevi un astuccio di gemmee la chiave del cespuglio. Gli occhi hanno preso il colore del cieloa forza di guardarlo.Per una bambina che sapesssegià camminarela radura era il più sicuro dei boxma anche il più insidioso.Poteva dirti all'orecchiodi tenere per te parole come si può fare a meno degli uomini.
Non si capisce bene perchè il tempoavrebbe dovuto fare sconti propio a tee la valigia si è appesantitadelle scarpette da ballerinaimbrattate di pecepromessa sbugiardatanel tempo di una rosa.Poi qualche uomoa provato a prenderti...gli hai detto che non è il caso.Ti ha presa lo stessonon ti sei fatta prendere lo stessoil suo problema non era affatto tuocerto che anche questo è finitoin valigiacome poteva essere altrimenti?
La radura schiacciata dal condominioin case finestresempre più chiuse.Il peso della valigiati allungava le bracciaformate ma non finite.Hai provato a provarel'anima che non testava accordata.Hai detto perchè noa uomini che facevano a menodella tua parte di spasso.Le braccia reggevano megliola valigia più pesante.Sei andata nelle città. 
Hai capito che il tuo posto non era nei postiera dove dicevi eccomentre di casa non ce la facevi a direper esempioil corpo rispondeva precisol'anima non si lasciava nemmeno fare domande.Hai tenuto la manodi chi non ce la faceva a non morirehai cambiato la fiduciaa chi voleva guarire da solohai passato informazionisenza lesinare sulla vocesenza risparmiare le mani.La strada non finivala tua schiena ballava drittaanche con le scarpechiuse nella valigia.
Hai fatto fatica a parlare davveronon potevano crederee allora hai parlatoper come volevanoperchè essere gentileè meglio di nientema le parole avanzate hanno reso la valigiaquasi impossibile.
Hai fatto così tanta strada per arrivare fino quima adesso se vuoiti puoi sederedi là c'è un bagno caldoti puoi sederedi là c'è un frigo pienoti puoi sederementre di qua la apro io la tua valigiae ti mostroche dentroc'erano soloun paio di farfalledure a morire.

                           (L. Ligabue)






Signora Aquilone




C'era una donna, l'unica che ho avuto,
aveva i seni piccoli e il cuore muto, 
nè in cielo, nè in terra, una casa possedeva, 
sotto un albero verde dolcemente viveva, 
sotto un albero verde dolcemente viveva. 
Legato ai suoi fianchi con un filo d'argento, 
un vecchio aquilone la portava nel vento 
e lei lo seguiva senza fare domande 
perchè il vento era amico e il cielo era grande, 
perchè il vento era amico ed il cielo era grande. 

Io le dissi ridendo "Ma Signora Aquilone 
non le sembra un pò idiota questa sua occupazione?". 
Lei mi prese la mano e mi disse "Chissà, 
forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà, 
forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà". 

E così me ne andai che ero un poco più saggio 
con tre soldi di dubbio e due di coraggio 
e incontrai un ubriacone travestito da santo 
che ogni sera si ubriacava bevendo il proprio pianto, 
che ogni sera si ubriacava bevendo il proprio pianto. 
E mi feci vicino e gli chiesi perdono 
ma volevo sapere se il suo pianto era buono. 
Lui mi disse "Fratello, è antico come Dio, 
ma è più dolce del vino perchè l'ho fatto io, 
ma è più dolce del vino perchè l'ho fatto io". 

E prima che le stelle diventassero lacrime 
e prima che le lacrime diventassero stelle 
ho scritto canzoni per tutti i dolori 
e forse questa qui non è delle migliori, e forse 
questa qui non è delle migliori. 




Me On Cosebelle Mag



Cosebelle Magazine nasce nel novembre 2010 da un’idea di Cristiana Rivellino Santella: l’esigenza era quella di realizzare un nuovo concetto di contenitore editoriale al femminile, che potesse esprimere un forte legame con il mondo reale. Architettura, musica, moda, design, cucina, arte, editoria, cinema ed illustrazione rappresentano la parte più significativa dell’offerta del magazine, cui si sommano contributi di attualità e una costante attenzione verso le iniziative principali in Italia e nel Mondo. Il vero obiettivo è fornire a chi legge un’armonica sintesi di contenuti che sono solitamente oggetto di una ricerca su siti dedicati: Cosebelle racconta con un tono ironico, personale e approfondito ciò che del mondo ci interessa.


SOTTOPELLE: INTERVISTA A VINIL

Oggi Cosebelle ha il piacere di farvi conoscere una tatuatrice italiana, Vinil.
Vinil è il nome d’arte di Ylenia Manzoni, una giovane artista dallo stile unico. Come si vede chiaramente dalle foto dei suoi lavori, è difficile “catalogarla” negli stili più comuni del tatuaggio che conosciamo: non è tradizionale, non è new school, è semplicemente il suo stile. L’influenza delle illustrazioni per bambini è evidente: le linee nette e definite, la semplicità delle figure donano ai suoi tatuaggi un senso di leggerezza, purezza. È la dimostrazione del fatto che a volte non servono tanti dettagli a rendere bello un disegno, se si è capaci di trasmettere così tanto con così pochi tratti.
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Tattoo by Vinil – Ylenia Manzoni
COSEBELLE: Come hai iniziato a tatuare? Quando hai capito che il tatuaggio sarebbe diventato il tuo lavoro?
Vinil: Il mio mondo col tattoo è iniziato in modo molto casuale, ma sicuramente non per gioco. Dopo aver frequentato il liceo artistico lo step successivo era stata l’accademia di belle arti, ma non era il mio mondo, ritmi e concetti che non riuscivo a concepire e vivere. Dopo un anno e mezzo presi la decisione di mollare, non sapevo cosa fare nella vita, lavoricchiavo come cameriera nei week end, sapevo solo che il disegno doveva essere al centro della mia vita, non lo volevo assolutamente abbandonare. Da li, l’idea un po’ bizzarra, che non mi spiegavo nemmeno io: andare a chiedere al tattoo shop dove mi ero fatta tatuare per chiedere se servisse una mano. Non conoscevo il mondo del tattoo, ne tanto meno come funzionasse uno studio, il “caso” ha voluto che una mano effettivamente servisse e ho iniziato a fare l’assistente, dopo qualche mese e dopo aver visto la Milano Tattoo Convention, comprai la mia prima macchinetta, una ibrida, e iniziai a girare di casa in casa dagli amici che si prestarono come cavie.
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Tattoo by Vinil – Ylenia Manzoni
CB: Il tuo stile nel tatuaggio è unico e molto riconoscibile. Quale percorso ti ha portato al tuo stile attuale? Quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente influenzata?
Avevo comprato la mia prima macchinetta in convention, appunto, dopo aver visto lavorare una tatuatrice di fama internazionale: Amanda Toy. Lei su tutti è ed è stata la mia ispirazione, passando tra i vari stand fui letteralmente catturata dai suoi lavori e io pensai: voglio diventare come lei.
Trovare uno stile mio è stato difficile, arrivò dopo anni dai primi tatuaggi, sono sempre stata affascinata dalle illustrazioni per bambini e da li il passo è breve: Gemma Correll, Matt Stephens e Richard Scarry su tutti.
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Tattoo by Vinil – Ylenia Manzoni
Quanto è stato difficile trovare la tua strada nel mondo dei tatuaggi, che è ancora prevalentemente maschile?
Fortunatamente per me, il fato è stato dalla mia parte, sono sempre riuscita a collaborare quasi subito con studi di tattoo, mi ritengo molto fortunata.
Il mondo del tattoo è si prevalentemente maschile, però ad oggi ci sono numerosissime tatuatrici; a livello professionale poi, preferisco di gran lunga il rapporto che si crea con colleghi maschi, pochi fronzoli, sono più diretti, ti dicono sempre ciò che pensano senza farsi troppi problemi, questo secondo me tra donnine è un po’ più difficile.
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Tattoo by Vinil – Ylenia Manzoni
Anche tu, come molti tatuatori, hai cominciato a tatuare usando il tuo corpo come cavia?
Si, il mio primo tatuaggio me lo sono fatto nell’interno polpaccio. Quando devi iniziare a tatuare, i tatuatori d’esperienza consigliano quasi sempre di fare soggetti piccoli, così da poterli eventualmente coprire; presa dalla foga, ho fatto l’esatto contrario, mi sono fatta una bella “scrittona” un po’ grezza: First, con la gamba poggiata sul tavolo della cucina di casa.
Vinil lavora in diversi studi ed è spesso in giro per l’Italia come guest di vari tattoo shop; ecco dove la troverete prossimamente.
Solitamente  si divide tra: Skin Fantasies a Bergamo e Traccia Bastarda a Imbersago (Lc)
Guest spot nei prossimi mesi: Trento (Aseptic); Grosseto (Luxury Tattoo); Pula (Elegant Ink); Pisa ( Scripta Manent);  a dicembre sarà a Barcellona (L T W)
Se volete contattare Vinil seguitela su Facebook e su Instagram.
Abbiamo chiesto a Vinil di dedicare un suo disegno a Cosebelle, e questo è il suo regalo!
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Disegno by Vinil – Ylenia Manzoni per Cosebelle

Copio e incollo un bell'articolo sulla Florence Tattoo Convention, scritto da Giulia Spinelli, in fondo, una mia piccola intervista.
Potrete trovare l'articolo anche qui, sul sito di 5avi.

Mamma a pranzo non ci sono, vado alla Tattoo Convention“. Mia mamma non sa l’inglese ma ha una mente sufficientemente sveglia da captare la parola “tattoo” nella frase che le ho biascicato mentre uscivo di casa, tanto che, giusto il tempo di partire che mi ha chiamata, attaccandomi un pippone morale sul perché devo smetterla di tatuarmi. Quando si parla di tatuaggi, o volendo anche di tatuati (e fidatevi, ne abbiamo parlato parecchio noi ladies), lo si fa sempre sottovoce, quasi di nascosto. Il tatuaggio, nonostante la ormai diffusa pratica e nonostante sia una delle arti di decorazione corporea più antiche, risalendo infatti i primi tatuaggi agli anni prima della nascita di Cristo, è tutt’oggi visto, almeno nelle aree occidentali (soprattutto dalle mamme occidentali) quasi come un tabù, certamente un elemento di diversità, spesso un limite nell’ambito lavorativo.
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E la Tattoo Convention di Firenze sembra nata proprio a dispetto dell’ottusità perbenista; organizzata ogni Novembre da ormai sei anni, si oppone alla morale “per bene” e apre le porte agli strani, ai borderline, ai ragazzacci, alle suicide girls, ai reietti, ai differenti. La Fortezza da Basso si trasforma in un nido accogliente per tutti noi marchiati a pelle e lo strano non è più avere un tatuaggio ma non averlo tanto che nell’aria si respira comprensione, quasi fratellanza, e siamo noi per una volta, tutti insieme, a voltare le spalle al mondo, e non viceversa; è come se Firenze si svegliasse e concedesse una sudata grazia per tre giorni, dicendo “va bene casinisti, per settantadue ore potete sentirvi socialmente accettati e tollerati”. E così è stato.
La Tattoo Convention si è svolta l’ 8-9-10 Novembre scorsi alla Fortezza da Basso nella nostra bella Firenze. Questo atipico congresso ha accolto più di trecento tatuatori provenienti da ventisei nazioni del mondo. I tatuatori, ma anche tatuatrici, tatuavano live in convention durante tutta la giornata. La sala della Fortezza era costellata da stand di tatuatori, espositori dei più disparati libri su tatuaggi di ogni genere possibile e non, rivenditori di macchinari e attrezzi per tatuare ma anche vestiti e accessori come anelli, collane, pearcing. Appena entrate siamo state accolte e mai abbandonate per tutto il tour dal rumore snervante delle centinaia di macchinette che bucherellavano e inchiostravano pelle in qua e là: un suono inizialmente snervante ma così onnipresente e continuo che dopo qualche minuto è divenuto familiare fino a non sentirlo più.
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La passeggiata fra gli stand ci ha mostrato una miriade di stili diversi, da tatuatore a tatuatore: siamo passate dai più classici tribali, agli intramontabili old school, dai bellissimi giapponesi fino a stili tipici e propri che certi tatuatori hanno adottato e che maturano anno dopo anno. Molto interessante, seppur poco carino e umano ammetterlo, era anche vedere l’espressioni di dolore o indifferenza sulla faccia dei clienti sotto ai ferri e giudicare, in base a ciò che lasciavano trasparire, quanto potesse far male tatuarsi quel punto e magari, (scusa mamma), prendere spunto per un tatuaggio futuro. Ho avuto inoltre il piacere di scavare in po’ più a fondo nel tattoo world, domandando alcune curiosità ad una tatuatrice di Bergamo,Yle Vinil Manzoni, conosciuta da tempo e che ho cercato fra i mille stand della Tattoo Convention
Ciao Yle, come ti sei appassionata ai tatuaggi e da quanto tempo tatui ormai, anche sei sei giovanissima?
mi sono appassionata al mondo dei tattoo quasi per caso, ma sicuramente non per gioco (come tanti fanno al giorno d’oggi). Dopo aver lasciato al secondo anno l’accademia di belle arti di Brera, chiesi al tattoo shop dove mi ero tatuata se servisse qualcuno come assistente perché sapevo che nella mia vita avrei voluto continuare a disegnare ma mai avrei pensato di tatuare. Dopo circa 2 mesi che lavoravo in studio, andai coi ragazzi del Traccia Bastarda alla tattoo convention di Milano e lì vidi Amanda Toy lavorare. Rimasi affascinata e decisi di comprare colori e macchinette e di intraprendere questa nuova strada.
IMG_6198Cosa e a che età ti sei tatuata la prima volta?
18 anni: fui spinta dalla necessità di imprimere su pelle un disegno che mi era stato fatto su una pagina del diario del liceo da mia cugina. Eravamo molto legate, frequentavamo la stessa scuola e la persi 2 anni prima per colpa del cancro. Probabilmente non mi sarei mai affacciata a questo mondo senza questa cosa, la ringrazio ancora oggi.
E il primo tatuaggio che hai fatto tu invece?
Il primo tatuaggio che ho fatto me lo porto addosso io stessa: una scritta “first” nell’interno del polpaccio destro…gamba sul tavolo della cucina di mamma e via! (ciao mamma..ndr)
Hai già maturato un tuo stile in così poco tempo, da cosa ti lasci ispirare?
Sicuramente sono molto influenzata da Amanda Toy. Inoltre sono sempre stata affascinata dalle illustrazioni dei libri per bambini, ho una memoria fotografica e mi lascio ispirare molto anche dai ricordi, per questo talvolta c’è un velo di malinconia nei miei lavori.
IMG_6255Questa è la tua prima volta alla Tattoo Convention di Firenze?
La mia prima volta ad una convention è stata lo scorso anno proprio a Firenze, città magica che mi affascina molto.
Persona che più di tutte al mondo vorresti tatuare?
Ci sono un po’ di persone che vorrei tatuare, tra cui il mio ragazzo, che è a sua volta un tatuatore, da più tempo di me. “L’uomo impossibile” a cui sto dietro da anni però è mio padre, lo vorrei tatuare più di tutti, forse perché è l’unico che si nega. Ho un bellissimo rapporto con lui, io stessa porto un suo “ritratto” (fatto da Amanda Toy) sul braccio destro, di quando era piccolo. Ci tento e ci ritento a persuaderlo, perché segue e apprezza i miei lavori anche se dice che il tattoo non gli appartiene.
Parallelamente a chi tatuava, l’altra ala della fortezza era occupata da un’esposizione di quadri di vari artisti e fotografie, da un palco e da un’area in cui si svolgevano performaces di diverso genere. Sabato 9 siamo capitate a puntino per partecipare al risveglio di Kyrahm, accudita dalla collega Julius Kaiser durante la performance “CHRYSALIS: Human Installation”: rinchiusa in un bozzolo per ventisette ore, in collegamento video con la mamma, l’abbiamo vista uscire, alzarsi e andarsene senza tante parole ma con collane di perle infilzate nella schiena da Julius per mezzo di appositi aghi. Una Marina Abramovic de noattri.
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Era la mia prima volta alla Tattoo Convention e se dovessero chiedermi se mi sia piaciuta risponderei per mille volte si, si, si. Se poi fossero curiosi e mi volessero chiedere anche cosa mi sia piaciuto di più direi certamente due cose: la noncuranza che queste persone, giovani e meno giovani, hanno dovuto assumere di fronte agli occhi di chi li guarda e di chi li giudica mista alla naturalezza che si percepiva fra la folla di essere così, “diversi” per gli altri ma bellissimi per sé stessi e la coppia di nonni che accompagnavano il nipotino, di certo ignari di cosa avrebbero trovato, in Fortezza, quello strano e colorato Sabato di Novembre.