Musica (dal sostantivo Greco μουσική) è l'arte dell'organizzazione dei suoni nel corso del tempo e nello spazio. Si tratta di arte in quanto complesso di norme pratiche adatte a conseguire determinati effetti sonori, che riescono ad esprimere l'interiorità dell'individuo che produce la musica e dell'ascoltatore.
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -  
Mi sono stati proposti nel corso di questi ultimi mesi, dei lavori molto interessanti legati alla canzone e alla poesia. Dal foglio con un testo o all'ascolto di un brano, illustrarne il contenuto e riportarlo su… pelle! 
Ecco cosa ne è uscito.



Ophelia




Quando la sera colora di stanco dorato tramonto le torri di guardia, 
la piccola Ophelia vestita di bianco va incontro alla notte dolcissima e scalza, 
nelle sue mani ghirlande di fiori e nei suoi capelli riflessi di sogni, 
nei suoi pensieri mille colori di vita e di morte, di veglia e di sonno. 

Ophelia, che cosa senti quando la voce dagli spalti 
ti annuncia che è l'ora già e il giorno piano muore. 
Ophelia che vedi dentro al verde dell'acqua del fossato, 
nei guizzi che la trota fa cambiando di colore? 

Perchè hai indossato la veste più pura, perchè hai disciolto i tuoi biondi capelli? 
Corri allo sposo, hai forse paura che li trovasse non lunghi, non belli? 
Quali parole son sulle tue labbra, chi fu il poeta o quale poesia? 
Lo sa il falcone nei suoi larghi cerchi o lo sa sol la tua dolce pazzia? 

Ophelia, la seta e le ombre nere ti avvolgono leggere, 
ma dormi ormai e sentirai cadenze di liuto... 
Ophelia non puoi sapere quante vicende ha visto il mondo, 
ma forse sai e lo dirai con magiche parole... 
Ophelia le tue parole al vento si perdono nel tempo, 
ma chi vorrà le troverà in tintinnii corrosi... 


...
Ofelia è dietro la finestra

mai nessuno le ha detto che è bella a soli ventidue anni è già una vecchia zitella... la sua morte sarà molto romantica trasformandosi in oro se ne andrà per adesso cammina avanti e indietro in via della Povertà
...






Cosa non mettere in valigia



Hai fatto così tanta strada per arrivare fino qui. Ti è toccato partire bambina.La piccola valigia di cartoneci tenevi i rossetti fintiil fracasso dell'erba che cresce le confidenze del rivolol'incisione fucsia delle azaleeci tenevi un astuccio di gemmee la chiave del cespuglio. Gli occhi hanno preso il colore del cieloa forza di guardarlo.Per una bambina che sapesssegià camminarela radura era il più sicuro dei boxma anche il più insidioso.Poteva dirti all'orecchiodi tenere per te parole come si può fare a meno degli uomini.
Non si capisce bene perchè il tempoavrebbe dovuto fare sconti propio a tee la valigia si è appesantitadelle scarpette da ballerinaimbrattate di pecepromessa sbugiardatanel tempo di una rosa.Poi qualche uomoa provato a prenderti...gli hai detto che non è il caso.Ti ha presa lo stessonon ti sei fatta prendere lo stessoil suo problema non era affatto tuocerto che anche questo è finitoin valigiacome poteva essere altrimenti?
La radura schiacciata dal condominioin case finestresempre più chiuse.Il peso della valigiati allungava le bracciaformate ma non finite.Hai provato a provarel'anima che non testava accordata.Hai detto perchè noa uomini che facevano a menodella tua parte di spasso.Le braccia reggevano megliola valigia più pesante.Sei andata nelle città. 
Hai capito che il tuo posto non era nei postiera dove dicevi eccomentre di casa non ce la facevi a direper esempioil corpo rispondeva precisol'anima non si lasciava nemmeno fare domande.Hai tenuto la manodi chi non ce la faceva a non morirehai cambiato la fiduciaa chi voleva guarire da solohai passato informazionisenza lesinare sulla vocesenza risparmiare le mani.La strada non finivala tua schiena ballava drittaanche con le scarpechiuse nella valigia.
Hai fatto fatica a parlare davveronon potevano crederee allora hai parlatoper come volevanoperchè essere gentileè meglio di nientema le parole avanzate hanno reso la valigiaquasi impossibile.
Hai fatto così tanta strada per arrivare fino quima adesso se vuoiti puoi sederedi là c'è un bagno caldoti puoi sederedi là c'è un frigo pienoti puoi sederementre di qua la apro io la tua valigiae ti mostroche dentroc'erano soloun paio di farfalledure a morire.

                           (L. Ligabue)






Signora Aquilone




C'era una donna, l'unica che ho avuto,
aveva i seni piccoli e il cuore muto, 
nè in cielo, nè in terra, una casa possedeva, 
sotto un albero verde dolcemente viveva, 
sotto un albero verde dolcemente viveva. 
Legato ai suoi fianchi con un filo d'argento, 
un vecchio aquilone la portava nel vento 
e lei lo seguiva senza fare domande 
perchè il vento era amico e il cielo era grande, 
perchè il vento era amico ed il cielo era grande. 

Io le dissi ridendo "Ma Signora Aquilone 
non le sembra un pò idiota questa sua occupazione?". 
Lei mi prese la mano e mi disse "Chissà, 
forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà, 
forse in fondo a quel filo c'è la mia libertà". 

E così me ne andai che ero un poco più saggio 
con tre soldi di dubbio e due di coraggio 
e incontrai un ubriacone travestito da santo 
che ogni sera si ubriacava bevendo il proprio pianto, 
che ogni sera si ubriacava bevendo il proprio pianto. 
E mi feci vicino e gli chiesi perdono 
ma volevo sapere se il suo pianto era buono. 
Lui mi disse "Fratello, è antico come Dio, 
ma è più dolce del vino perchè l'ho fatto io, 
ma è più dolce del vino perchè l'ho fatto io". 

E prima che le stelle diventassero lacrime 
e prima che le lacrime diventassero stelle 
ho scritto canzoni per tutti i dolori 
e forse questa qui non è delle migliori, e forse 
questa qui non è delle migliori.